Tra i settori duramente colpiti dallo stop alle attività produttive imposto dall'emergenza coronavirus c'è anche quello del riscaldamento a biomassa. Attraverso un questionario online sottoposto da Progetto Fuoco ai propri espositori e partner, il comparto fa un primo bilancio delle “ferite” lasciate dal Covid-19 e avanza le proprie richieste al governo. 

Al questionario hanno risposto 280 aziende, per il 95% con sede in Italia, di cui il 39% attive nell’ambito della produzione e il 61% in quello della distribuzione. Il 72% nel 2019 ha registrato un fatturato superiore a 50 milioni di euro, il 6% tra 10 e 50 milioni di euro, il 5% tra 5 e 10 e il 17% tra 1 e 5. Tra le aziende di produzione, le tipologie merceologiche più frequenti – ciascuna realizzata dal 15% delle aziende – sono caldaie, stufe o termostufe a pellet, termocamini ad aria e/o ad acqua.

Il fermo produttivo

Per il 65% delle aziende dell’ambito produzione, durante la fase di lockdown è scattato il fermo totale, mentre per il 26% il fermo è stato parziale. Nel complesso 9 aziende su 10 hanno dovuto abbassare la serranda, in tutto o in parte. Il 6% ha potuto continuare a lavorare, rispettando le misure di protezione imposte dai protocolli sulla sicurezza contro il contagio da Covid-19 approvati dal governo e dalle parti sociali. Il 2% ha risposto di aver continuato a lavorare ma con il fermo totale della produzione relativa al settore stufe e camini. Infine il 2% ha riconvertito la propria attività per produrre dispositivi di emergenza.

L’impatto sul fatturato

I mesi precedenti la pandemia non erano stati affatto negativi: il fatturato dell’inverno 2019-2020 è giudicato positivo dal 43% delle imprese intervistate, stazionario per il 42% e negativo per il 14%. La situazione è nettamente peggiorata con la diffusione del coronavirus e le conseguenti misure di contenimento. Quasi un’impresa su due (il 47%) ha visto un crollo del fatturato pari o superiore al 75% rispetto allo stesso periodo del 2019. Per una su cinque (20%) il calo è stato tra il 50 e il 75%. Per il 22% delle imprese il calo è stimato tra il 25% e il 50%. Solo il 3% ha rilevato un calo inferiore al 25%. Il 6% non ha avuto variazioni di rilievo, mentre l’1% del campione ha notato un incremento. La crisi colpisce con più forza le aziende della produzione: il 52% di queste ha perso il 75% o più del fatturato, quota che tra quelle della distribuzione scende al dato, pur sempre impressionante, del 44%. 

Le soluzioni

Dall’indagine emerge con chiarezza l’opinione degli imprenditori del settore del fuoco sulle misure economiche necessarie per far ripartire il mercato. A raccogliere il maggiore consenso è il potenziamento dell’Ecobonus e del Bonus casa per le famiglie, indicato dal 29% della platea. Al secondo posto c’è il sostegno del credito alle imprese, un tema essenziale secondo il 26%. Il sostegno alla cassa integrazione è una misura urgente per il 14% delle aziende. 

L’ampliamento del credito d’imposta da parte dello Stato ottiene il 12% dei consensi. 

Per il 10% degli intervistati sono necessari maggiori investimenti in ricerca e sviluppo.  Per il 5%, invece, sarebbe utile arrivare a fusioni e ad aggregazioni tra imprese, per renderle più competitive in un mercato che si prospetta sempre più duro. Nel restante 4% troviamo le altre soluzioni a problematiche urgenti proposte dagli intervistati: liquidità a fondo perduto da parte dello Stato verso le aziende, una forte riduzione delle tasse e della burocrazia.

Le previsioni

Le incertezze dal punto di vista sanitario – dovute alla concreta possibilità che per un periodo più o meno lungo dovremo convivere con il virus inventando nuovi modi per lavorare e stare insieme – si riflettono in una percezione sfocata dal punto di vista economico. Le aspettative sull’andamento della propria azienda per l’inverno 2020/2021 sono incerte per il 76% degli imprenditori intervistati. Il 17% vede nero e prevede che la situazione evolverà in senso negativo.  L’ottimismo coinvolge soltanto il 7% degli espositori e partner, che nonostante tutto dichiarano di nutrire aspettative positive.

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