Le attività impiantistiche di cui al Codice ATECO 43.2 – manutenzione, riparazione e installazione di nuovi impianti – erano consentite già con il Dpcm 11 marzo 2020, naturalmente salvaguardando la salute dei lavoratori e dei cittadini/utenti tramite il distanziamento sociale e l’utilizzo dei Dispositivi di Protezione Individuale.

Nel vademecum per le imprese installatrici, CNA Installazione Impianti ha deciso di dare indicazioni “prudenziali”, sconsigliando l’installazione di nuovi impianti e suggerendo di limitarsi alle manutenzioni e riparazioni che rivestissero carattere di necessità ed urgenza. “Questo per una serie di motivi” – spiega il Presidente Nazionale Carmine Battipaglia. “Nei primi giorni dell’emergenza sanitaria erano i cittadini/utenti, preoccupati di possibili contagi, ad impedire l’ingresso degli installatori, anche se dotati di DPI, nei propri appartamenti. A ciò si è aggiunta un’altra preoccupazione, quella dei dipendenti delle nostre imprese a loro volta allarmati di poter contrarre il contagio dai clienti. Se a tutto questo aggiungiamo la scarsa disponibilità, nella prima fase, di DPI e il comportamento non univoco di chi era addetto ai controlli, è evidente che le nostre indicazioni ‘prudenziali’ erano assolutamente giustificate e consone alla situazione”.

Oggi, a fronte delle FAQ del governo e della risposta giunta dalla Prefettura di Ravenna a uno specifico quesito posto da un installatore CNA (secondo cui le attività comprese nei codici ATECO 43.2 si estendono “a qualsiasi tipo di attività, nel rispetto dei protocolli d’intesa anti-contagio siglati con i rappresentanti delle categorie economiche”) è possibile affermare senza dubbio che le imprese impiantistiche possono svolgere per intero la propria attività.

Ciò significa, ad esempio, che gli installatori possono lavorare nei cantieri, ancora chiusi agli operatori dell’edilizia, installare nuovi impianti nelle abitazioni private, nelle quali è ancora precluso il lavoro a muratori, imbianchini, etc., e nelle aziende.

“Per analogia – sottolinea Battipaglia – è verosimile sostenere che anche in tutti gli altri luoghi dove si normalmente si svolgono attività ancora non autorizzate quali ristoranti, bar, scuole, alberghi e tutta l’ospitalità in genere, sia da ritenersi consentita l’installazione e la manutenzione degli impianti al loro interno.”

Questo perché, ad esempio, un corto circuito potrebbe provocare un incendio all’interno di questi locali senza che l’impianto antincendio o gli estintori riescano ad entrare in funzione in quanto non è stato possibile effettuare, e non per responsabilità dell’impiantista, la programmata manutenzione.

“In questo senso – conclude Battipaglia – chiederemo al Governo di dare una indicazione chiara ed incontrovertibile, perché ancora non lo è, in merito alla possibilità di svolgere una attività consentita quale l’installazione e la manutenzione di impianti all’interno dei locali dove normalmente si svolgono attività che sono attualmente sospese”.

 

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