Le valvole e i rubinetti italiani sono componenti essenziali per energia, industria e infrastrutture in tutto il mondo. Un comparto da quasi 10 miliardi di euro di fatturato, che rappresenta una delle eccellenze più solide del Made in Italy industriale.
Secondo i dati presentati dall’Associazione Italiana Costruttori Valvole e Rubinetteria (AVR), federata ad Anima Confindustria, nel 2024 il settore ha raggiunto un fatturato di 9,55 miliardi di euro, in crescita dell’1,8% rispetto al 2023. Di questi, oltre il 63% proviene dall’export, motore principale di un comparto che conta circa 500 imprese e 30 mila addetti.
Export in aumento: USA, Germania e Arabia Saudita trainano la crescita
Nel primo semestre 2025, le esportazioni italiane di valvole e rubinetti sono aumentate del 4,6%, superando i 3 miliardi di euro.
Gli Stati Uniti tornano ad essere il primo mercato di destinazione, con una quota dell’11,3% (343 milioni di euro) e una crescita del 19,4% rispetto all’anno precedente. Seguono Germania (8,9%, +1,9%) e Arabia Saudita (8,9%, +13,3%). In calo, invece, la Cina (-4,4%).
Con un saldo commerciale di 5,3 miliardi di euro, il codice Ateco “Altri rubinetti e valvole” si colloca all’ottavo posto tra i primi dieci prodotti italiani per valore dell’export, davanti a comparti come la farmaceutica di base e i componenti per autoveicoli.
“Il nostro è un settore altamente specializzato, riconosciuto nel mondo per qualità e innovazione – ha dichiarato Sandro Bonomi, presidente di AVR –. Ma oggi le imprese devono affrontare sfide strutturali importanti: burocrazia, dazi, carenza di personale tecnico e costi energetici tra i più alti d’Europa”.
Dazi, energia e competenze: le sfide per il 2026
Le prospettive per il 2026 restano positive ma condizionate da diversi fattori di rischio.
Il primo riguarda i dazi verso gli Stati Uniti, che potrebbero ridurre la competitività sul principale mercato di sbocco. A ciò si aggiungono il rafforzamento dell’euro, l’aumento del prezzo del rame, la carenza di personale qualificato e un eccessivo carico burocratico e doganale che limita la produttività delle imprese esportatrici.
Sul fronte energetico, il prezzo dell’energia in Italia rimane tra i più elevati dell’Unione Europea, incidendo direttamente sui costi industriali. Da qui l’interesse crescente verso nucleare, idrogeno e fonti pulite, temi al centro del “Milano White Paper”, documento condiviso da 12 associazioni internazionali del settore riunite nel capoluogo lombardo.
Mercosur e nuovi orizzonti per il Made in Italy
L’accordo commerciale tra Unione Europea e Paesi Mercosur apre invece scenari positivi: l’eliminazione graduale dei dazi su oltre il 90% dei prodotti industriali offre al settore italiano nuove opportunità in Brasile e Argentina, contribuendo a diversificare i flussi di export e a ridurre la dipendenza da mercati soggetti a tensioni tariffarie.
Un comparto strategico per il Sistema Paese
Durante l’assemblea annuale AVR, che ha riunito a Milano istituzioni, economisti e rappresentanti di 12 associazioni internazionali, si è discusso del futuro dell’industria italiana tra transizione energetica, formazione e sostenibilità.
L’Italia si conferma così secondo produttore europeo dopo la Germania e tra i primi sei al mondo, insieme a Corea, Giappone, Cina e Stati Uniti.
“Collaborazione tra imprese, istituzioni e mondo della formazione è la chiave per preservare la leadership italiana – ha concluso Bonomi –. Le valvole e i rubinetti sono un simbolo concreto del Made in Italy che funziona, crea valore ed esporta innovazione”.



