Ponte Giulio, bagno per l’infanzia

La normativa si concentra troppo sul “cosa” e poco sul “come”: servirebbe invece un approccio di tipo ergonomico 

Il ritorno a scuola, dopo la lunga pausa causata dalla pandemia, ha richiamato l’attenzione verso lo stato delle strutture di edilizia scolastica di ogni ordine e grado. Secondo i dati dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica del 2018, in Italia c’erano 40.151 edifici scolastici attivi, di cui 22.000 costruiti prima del 1970. Di questi edifici, il 53,2% disponeva del certificato di collaudo statico, il 57,5% utilizzava soluzioni per ridurre i consumi energetici e nel 74,5% erano state abbattute tutte le barriere architettoniche. Purtroppo il 59,5% degli edifici scolastici risultava privo del certificato di prevenzione incendi e il 53,8% non aveva quello di agibilità e abitabilità. A questo quadro possiamo aggiungere il XV Rapporto sulla sicurezza delle scuole italiane curato da Cittadinanzattiva e pubblicato a fine 2017, da cui risultavano:

– Distacchi di intonaco e segni di fatiscenza, come muffe e infiltrazioni, nel 37% delle palestre, nel 30% delle aule, nel 28% dei corridoi, nel 24% dei bagni.

– Una scuola su quattro (23%) presentava uno stato di manutenzione del tutto inadeguato; solo il 3% era in ottimo stato. 

– L’87% dei RSPP, o dei Dirigenti, aveva richiesto interventi manutentivi all’ente proprietario, ma in un caso su cinque non è stato effettuato alcun intervento. Nel 14% è stato effettuato con molto ritardo, nel 43% con qualche ritardo e solo nel 22% dei casi tempestivamente.

– Una scuola su quattro aveva chiesto interventi di tipo strutturale che nel 74% non sono stati mai effettuati dall’ente locale. Nel 21% dei casi, l’ente è intervenuto con molto ritardo, nel 5% con qualche ritardo e in nessun caso tempestivamente.

Questi dati, pur nella loro sintesi e parzialità, dimostrano che esiste una rilevante questione di edilizia scolastica nel nostro paese. È una premessa utile da tenere presente, prima di passare all’argomento specifico di questo articolo. 

Ambienti bagno nelle scuole: la normativa

Quali sono le norme a cui il progettista o l’installatore devono fare riferimento nel momento in cui intervengono negli ambienti bagno di edifici scolastici? La norma di riferimento per l'edilizia scolastica è la Legge 23 del 11/01/1996, con cui lo Stato ha trasferito agli enti locali le competenze relative a realizzazione, fornitura e manutenzione ordinaria e straordinaria degli edifici destinati a questo uso. Se la scuola è stata costruita tra il 1975 e il 1996, le norme sono in ogni caso quelle del DM del 18 dicembre 1975. Se invece è stata realizzata dopo il 1996 le norme di riferimento sono quelle emesse dagli enti della regione in cui si trova l’edificio (i Comuni per quanto riguarda scuole materne, elementari e medie; le Province per gli istituti di istruzione secondaria superiore).

Nell’emanare le proprie norme, gli enti locali si sono conformati, pur con qualche correttivo, alla logica del DM del 1975. Le prescrizioni relative agli ambienti bagno, per esempio, sono simili a quanto era scritto nel paragrafo 3.9 (Caratteristiche degli spazi per i servizi igienico-sanitari e per gli spogliatoi) del Decreto Ministeriale, con un approccio che però tende a fornire indicazioni sul “cosa” ma molto meno sul “come”. Scopriamo che i servizi igienico-sanitari devono essere forniti di tre vasi per ogni sezione, o che “il locale che contiene le latrine e le antilatrine deve essere illuminato ed aerato direttamente”, ma anche che “le latrine debbono, tra l’altro, essere separate per sesso, salvo che per la scuola materna”. Mancano indicazioni più aderenti alla realtà e quindi una metodologia che tenga conto dei dati antropometrici con un approccio di tipo ergonomico. 

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Misure in altezza per bambini di 6 anni di età

Standardizzare non è sempre la scelta giusta

Certamente è utile avere una puntuale indicazione delle modalità di installazione dei sanitari, o a quale altezza dovrebbe essere fissato il lavabo. Ma molto più importante sarebbe distinguere i vasi sanitari tenendo conto che nella scuola dell’infanzia le caratteristiche fisiche tra le varie fasce di età, e tra maschi e femmine, sono estremamente variabili. Questo aspetto è lasciato purtroppo disatteso. Sappiamo bene che il nostro mondo tende a “standardizzare” ogni cosa per poter offrire dei riferimenti su cui basare lo sviluppo di un prodotto, sia esso una porta o una sedia. Questa logica coinvolge anche i bambini nonostante rappresentino una delle categorie sociali già indifese e talvolta trascurate.

Certamente esistono già realtà dove questa “logica” della standardizzazione è stata superata, ma occorre un processo che coinvolga tutto il territorio nazionale affinché si inizi a progettare in modo da distinguere un vaso destinato a bambini fino a tre anni di età da quelli destinati a età maggiori. Rivestono particolare importanza anche i programmi di arredobagno concepiti per avvicinare i bambini all’uso del bagno fin dall’età prescolare, per abituarli alla cultura dell’igiene personale attraverso prodotti divertenti ideati a loro misura. L’impiego di colori vivaci, l’adozione di riferimenti al mondo animale e vegetale, accanto a forme geometriche semplici, hanno lo scopo di sollecitare, in modo equilibrato, la fantasia e l’espressione ludica tipica dei bambini.

Un cambio di paradigma

Gli elementi indispensabili per la configurazione di un bagno sono il vaso sanitario e il lavabo. Per comprendere quale sia lo sforzo necessario per instaurare un cambio di paradigma nella concezione dei bagni destinati ai bambini, è utile fare riferimento ancora una volta al testo del DM 18 dicembre 1975; al punto 3.9.1, lettera v): “Basi del tipo misto a tazza allungata (a barchetta) e con poggiapiedi per essere usati anche alla turca”, e ancora: “I lavabi e lavapiedi ad acqua grondante. Le fontanelle per bere – nei punti più accessibili o nell’antilatrina – a getto parabolico […]”.

È palese che queste indicazioni obbligano i progettisti, e conseguentemente gli installatori, a reiterare in modo meccanico l’uso di articoli inadatti e forse anche poco funzionali nella configurazione del bagno. Per contro sul mercato esistono proposte che vanno nella direzione opposta, sviluppati tenendo conto dell’antropometria, come vasi sanitari in porcellana sanitaria per bambini fino a 3 anni, o piani lavabo a doppia altezza utili per consentire un adeguato uso da parte di bambini di età diverse.


Ponte Giulio logoSicurezza in bagno è una rubrica realizzata in collaborazione con Ponte Giulio. Questo articolo è apparso originariamente sul numero 6-2020 della rivista: clicca qui per leggerlo in edizione digitale. 

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