La storia di Giovanni Molteni è l’esempio perfetto di un idraulico “all’antica” al servizio della propria comunità con una formazione da autodidatta

Un idraulico non è solo un professionista: spesso diventa un punto di riferimento per un’intera comunità. Accade soprattutto nei centri più piccoli o nelle zone più periferiche come Alzate Brianza, un piccolo comune di quasi 5000 abitanti in provincia di Como. È qui che vive Giovanni Molteni, l’idraulico tuttofare che nel corso del tempo è diventato quasi un’istituzione per gli abitanti del posto. thumbnail 5 1Nato nel 1949, Giovanni ha iniziato a fare l’idraulico da autodidatta, quando a 27 anni, nel 1976, si è ritrovato a costruire quattro appartamenti da zero: dal quadro elettrico, alle persiane, realizzate una per una a mano, fino ad arrivare alle tubature. Da allora non si è più fermato, e oggi con il suo cappellino, lo zaino sempre in spalla con tutti i suoi attrezzi da lavoro, la barba bianca e gli occhi sempre più azzurri, continua a riparare tubi di scarico, lavandini e a costruire bagni dall’inizio alla fine per i suoi clienti che vivono nei pressi del lago di Como. 

“Con il tempo sono diventato un po’ un tuttofare, e non solo un idraulico: insomma ho dovuto un po’ adattarmi a tutte le richieste che ricevevo. Dal costruire un tavolo al mettere il parquet. E così ho imparato a fare un po’ tutto”, spiega Giovanni. “La gente negli anni si è affezionata e oggi il mio rapporto con i clienti è tutto basato sull’amicizia e la fiducia reciproca”.

Costruire un impianto radiante “improvvisato”

Nella sua nuova casa ha realizzato all’inizio degli anni ’80 il suo primo impianto di riscaldamento a pavimento, quando nella zona di Como questo tipo di impianto era ancora una chimera, e solo in pochi lo avevano già sperimentato. “L’ho fatto un po’ come quelli che si costruiscono oggi, ma allora non c’erano tutti i materiali che esistono oggi e che sono adatti per isolare per bene il sistema di riscaldamento – continua Giovanni. Così ho costruito la mia serpentina di tubi da mettere nel pavimento, e sotto ci ho messo una rete metallica, l’isolante, e ho legato tutto con del cellophane, anche se prima ho utilizzato un materiale segreto per riflettere per bene il calore: la carta stagnola, quella da cucina. Ho ritagliato tante strisce sottilissime e poi sopra ci ho messo i tubi. È stato un lavoraccio, ma funzionava. Allora negli anni ’80 non c’erano i pannelli che si usano oggi per isolare l’impianto, e così ho improvvisato”. Inoltre, Giovanni ha realizzato da solo anche una caldaia rudimentale a cui collegare il riscaldamento a pavimento.

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“Ho chiesto ad un amico di saldarmi una lamiera a forma di cilindro e a metà ho fatto mettere una separazione. La parte sopra l’ho riempita d’acqua, come se fosse un pentolone di circa 50-60 litri, e nella parte sotto ci ho costruito uno sportellino, dove ci mettevo dentro la legna. Accendevo il fuoco, ed ecco la mia caldaia un po’ empirica. Poi ho collegato i tubi del mio impianto, ed ecco fatto”. Oggi, naturalmente, sarebbe impensabile procedere alla realizzazione di un impianto in questo modo. 

Da allora Giovanni non ha più smesso di fare l’idraulico e il tuttofare per la sua comunità d’origine. La sua passione non è venuta meno nemmeno dopo un infortunio con la circolare: gli diedero tre settimane di assoluto riposo e lui, in quel periodo, decise di seguire un corso per corrispondenza di eliotermica, ed è così che negli anni ’80 realizzò il suo primo pannello solare. “Se mi fermassi sarei morto, ho sempre voglia di lavorare, ma soprattutto di fare tutto da solo con le mie mani, come faccio da sempre, da quando avevo 13 anni”.

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Questo articolo è stato pubblicato originariamente sul numero 3/2022 maggio-giugno della rivista Installatore Professionale. Clicca qui per abbonarti.

 

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